Pelare la cipolla fa piangere
L’Italia probabilmente guiderà la missione ONU in Libano. L’ottantasettenne Divo Giulio della politica italiana ha immediatamente (e m’è parso anche con un certo sollievo) sottolineato come questo fatto rappresenti un ritorno a quella linea di dialogo con il mondo arabo (che è tradizionalmente un nostro tratto distintivo, un nostro expertise specifico) e di forte impegno nelle istituzioni internazionali che ha caratterizzato e definito il ruolo del nostro Paese sullo scacchiere mondiale, dal dopoguerra fino alla fine della Guerra Fredda. L’invio dei nostri militari pare avverrà con il voto favorevole di tutte le forze politiche, fatta eccezione per la Lega (che questiona dell’onerosità della missione). Si registrano, poi, le sparute dichiarazioni di contrarietà di singoli esponenti politici, quale quella dell’ex Ministro della Salute Storace, per il quale non si intravvederebbe “l’interesse nazionale alla partecipazione alla missione”. In più, dopo il cosiddetto “abbraccio ad Hezbollah”, m'è occorso di leggere su un quotidiano le trasversalissime minacce, recapitate al nostro attuale Ministro degli Esteri dal Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, aventi ad oggetto il possibile ritiro della “fideiussione politica” che quest'ultimo avrebbe prestato oltreoceano sull’adeguato grado di “atlantismo” dell’ex comunista convertito Massimo D’Alema.
Ora, si sa che la realtà è una cipolla e che ci sono diversi strati da sfogliare per riuscire a comprenderne il senso profondo.
Ci si potrebbe limitare a quello più superficiale e dire: “la Lega pensa sia sbagliato, dunque è giusto”.
Si può rispondere a Storace che l’interesse nazionale non è solo ricostruire i paesi distrutti dalle guerre, magari per crearvi mercati protetti per le nostre fragili imprese. Si può fargli presente che l’interesse nazionale può essere quello di rilanciare nei fatti (e non solo nelle ormai troppe, inutili dichiarazioni di intenti) un’Europa unitaria e, per questo, protagonista e dare un po’ di fiato a quelle istituzioni internazionali, che sono ormai devastate dall’unilateralismo statunitense.
Si può dire al Presidente Cossiga che la politica estera più alta (e più vantaggiosa per il nostro Paese) l’hanno saputa fare quei pochi personaggi (Mattei, Moro, Andreotti e Craxi su tutti) che erano in grado di immaginarne i tratti tanto lungo l’asse Est-Ovest, quanto lungo quello Nord-Sud. Essere il luogotenente di Kissinger in Italia è stato un compito di minor respiro e lo sa bene per primo proprio Francesco Cossiga.
Come dite? Bastava il primo strato? Capisco…
Ora, si sa che la realtà è una cipolla e che ci sono diversi strati da sfogliare per riuscire a comprenderne il senso profondo.
Ci si potrebbe limitare a quello più superficiale e dire: “la Lega pensa sia sbagliato, dunque è giusto”.
Si può rispondere a Storace che l’interesse nazionale non è solo ricostruire i paesi distrutti dalle guerre, magari per crearvi mercati protetti per le nostre fragili imprese. Si può fargli presente che l’interesse nazionale può essere quello di rilanciare nei fatti (e non solo nelle ormai troppe, inutili dichiarazioni di intenti) un’Europa unitaria e, per questo, protagonista e dare un po’ di fiato a quelle istituzioni internazionali, che sono ormai devastate dall’unilateralismo statunitense.
Si può dire al Presidente Cossiga che la politica estera più alta (e più vantaggiosa per il nostro Paese) l’hanno saputa fare quei pochi personaggi (Mattei, Moro, Andreotti e Craxi su tutti) che erano in grado di immaginarne i tratti tanto lungo l’asse Est-Ovest, quanto lungo quello Nord-Sud. Essere il luogotenente di Kissinger in Italia è stato un compito di minor respiro e lo sa bene per primo proprio Francesco Cossiga.
Come dite? Bastava il primo strato? Capisco…