Scelte sub-ottimali
Nelle scorse settimane, mi sono lungamente interrogato su quale fosse l’atteggiamento più giusto da tenere in queste primarie del Partito Democratico. Votare chi? Non votare per niente? Onestamente, stanti le delusioni cocenti (non ultima quella sulla mancata battaglia contro lo scudo fiscale) inanellate negli ultimi anni, la mia principale speranza era che esse fallissero, così che al PD non restasse che un'ultima, vera scelta strategica: l’auto-scioglimento.
Avevo fissato la soglia dell'insuccesso a un milione di persone. Ritenevo che, se i partecipanti alle primarie non avessero raggiunto quel limite minimo, la sola cosa da fare per i Democratici sarebbe stata quella di chiudere baracca e burattini e darsi a alla pesca d’altura.
Già alle 11.30, però, i votanti erano stati 900.000. Anche questa volta, con ogni probabilità, il PD non si sarebbe estinto.
Allora, metabolizzato che le flebili speranze dell'opposizione avrebbero continuato ad essere legate a questo partito e a queste persone, ho cercato di essere logico e razionale. Senz’altro, a quel punto, la cosa più utile sarebbe stata che i votanti fossero il maggior numero possibile. Così mi sono recato al mio gazebo elettorale.
Mi si è posto dunque il problema di capire cosa convenisse votare.
Da un lato, la necessità di squadernare la struttura di un partito ormai infestato da figure (sulla cui qualità ci sarebbe molto da discutere) che non hanno una forza sufficiente a dire qualcosa di sinistra, ma ne hanno una bastante ad impedire che lo facciano altri mi avrebbe spinto a votare Franceschini. Vero è che un tale squadernamento sarebbe passato necessariamente non solo per l’auspicabile distruzione dell’attuale classe dirigente, ma anche per quella della forma partito. Su questo, devo dire, ho le idee abbastanza chiare: il PD che verrà non sarebbe migliore se i prossimi quadri dirigenti uscissero dai social network come Facebook.
Dall'altro, l'esigenza di razionalizzare l'identità del PD mi spingeva a votare Bersani. La vittoria di quest'ultimo avrebbe senz'altro rappresentato un ritorno dell'asse identitario del PD verso i più coerenti lidi della Socialdemocrazia. Ad elezione del nuovo segretario avvenuta, credo che nei prossimi giorni alcuni cattolici papisti del PD, la Binetti, Enzo Carra, Rutelli (se cattolico lo si può definire), usciranno dal partito. Questo credo sia un bene, perché il PD ha finito per avere tutti gli svantaggi dell'Unione (l'eterogeneità), senza prenderne i vantaggi (l'ampiezza del consenso). Resta una mia perplessità di fondo sulla strategia di posizionamento che Bersani (e più di lui D'Alema) vogliono adottare. Non ho preclusioni ideologiche verso un accordo con l'UdC. Ho però dubbi sulla percorribilità di tale opzione. In un dopo-Berlusconi che tutti speriamo vicinissimo, credo che Casini ed ancora di più il suo elettorato troveranno sempre più naturale un accordo con Fini. Allora lo splendido PD socialdemocratico di Bersani sarà votato interamente all'opposizione permanente. Ora, sono tutt’altro che sicuro che la cosiddetta "vocazione maggioritaria" che ha spinto Veltroni ad andare da solo alle ultime elezioni fosse la via più giusta da percorrere, ma ho sin da ora la chiara percezione che contro una neo-balena bianca a firma Rutelli-Casini-Fini, questo PD non vincerà mai.
Con tutti questi dubbi, sono andato a votare.
Apro la scheda elettorale e trovo 4 liste (naturalmente bloccate) che sostengono 3 candidati: quella di Marino, quella di Bersani e... due di Franceschini. Due liste!? Dueee?!!!??
Triste, davvero triste, ho apposto una X sulla casella di Bersani.
Stamattina mi dicono che ho vinto le primarie.
Allora com'è che sento dentro la stessa vitalità di un organismo unicellulare?
Avevo fissato la soglia dell'insuccesso a un milione di persone. Ritenevo che, se i partecipanti alle primarie non avessero raggiunto quel limite minimo, la sola cosa da fare per i Democratici sarebbe stata quella di chiudere baracca e burattini e darsi a alla pesca d’altura.
Già alle 11.30, però, i votanti erano stati 900.000. Anche questa volta, con ogni probabilità, il PD non si sarebbe estinto.
Allora, metabolizzato che le flebili speranze dell'opposizione avrebbero continuato ad essere legate a questo partito e a queste persone, ho cercato di essere logico e razionale. Senz’altro, a quel punto, la cosa più utile sarebbe stata che i votanti fossero il maggior numero possibile. Così mi sono recato al mio gazebo elettorale.
Mi si è posto dunque il problema di capire cosa convenisse votare.
Da un lato, la necessità di squadernare la struttura di un partito ormai infestato da figure (sulla cui qualità ci sarebbe molto da discutere) che non hanno una forza sufficiente a dire qualcosa di sinistra, ma ne hanno una bastante ad impedire che lo facciano altri mi avrebbe spinto a votare Franceschini. Vero è che un tale squadernamento sarebbe passato necessariamente non solo per l’auspicabile distruzione dell’attuale classe dirigente, ma anche per quella della forma partito. Su questo, devo dire, ho le idee abbastanza chiare: il PD che verrà non sarebbe migliore se i prossimi quadri dirigenti uscissero dai social network come Facebook.
Dall'altro, l'esigenza di razionalizzare l'identità del PD mi spingeva a votare Bersani. La vittoria di quest'ultimo avrebbe senz'altro rappresentato un ritorno dell'asse identitario del PD verso i più coerenti lidi della Socialdemocrazia. Ad elezione del nuovo segretario avvenuta, credo che nei prossimi giorni alcuni cattolici papisti del PD, la Binetti, Enzo Carra, Rutelli (se cattolico lo si può definire), usciranno dal partito. Questo credo sia un bene, perché il PD ha finito per avere tutti gli svantaggi dell'Unione (l'eterogeneità), senza prenderne i vantaggi (l'ampiezza del consenso). Resta una mia perplessità di fondo sulla strategia di posizionamento che Bersani (e più di lui D'Alema) vogliono adottare. Non ho preclusioni ideologiche verso un accordo con l'UdC. Ho però dubbi sulla percorribilità di tale opzione. In un dopo-Berlusconi che tutti speriamo vicinissimo, credo che Casini ed ancora di più il suo elettorato troveranno sempre più naturale un accordo con Fini. Allora lo splendido PD socialdemocratico di Bersani sarà votato interamente all'opposizione permanente. Ora, sono tutt’altro che sicuro che la cosiddetta "vocazione maggioritaria" che ha spinto Veltroni ad andare da solo alle ultime elezioni fosse la via più giusta da percorrere, ma ho sin da ora la chiara percezione che contro una neo-balena bianca a firma Rutelli-Casini-Fini, questo PD non vincerà mai.
Con tutti questi dubbi, sono andato a votare.
Apro la scheda elettorale e trovo 4 liste (naturalmente bloccate) che sostengono 3 candidati: quella di Marino, quella di Bersani e... due di Franceschini. Due liste!? Dueee?!!!??
Triste, davvero triste, ho apposto una X sulla casella di Bersani.
Stamattina mi dicono che ho vinto le primarie.
Allora com'è che sento dentro la stessa vitalità di un organismo unicellulare?
1 Comments:
... due liste, già proprio due, e pensa che io ero seconda nella candidatura al nazionale della "seconda" lista nel mio collegio ;-)
Ma partiamo dall'inizio.
Mi fa piacere sapere che alla fine, anche se ne parli come una scelta obbligata e non condivisa, tu sia andato a votare alle primarie.
Effettivamente anche io nutrivo dei dubbi sulla partecipazione, temevo di scendere sotto i 2 milioni, che per me sarebbero già stati deludenti.
Invece, anche se per tanti versi il PD ha deluso alcune delle aspettative fin qui nutrite dagli elettori, gli elettori non deludono il PD e spero, credo, voglio e per quello che mi è possibile pretenderò che il partito mantenga stavolta tutti gli impegni presi.
Ma non ti creare dubbi, non sono stata eletta per cui tutto questo lo farò come sempre partendo dal mio piccolo territorio... dal rapporto diretto con le persone cercando di fare del mio meglio.
Io, come dicevo, ho appoggiato praticamente da subito la candidatura di Dario Franceschini e ho visto nascere la seconda lista, quella dei Semplicemente Democratici.
Si chiama così, e mi piace che sia questo il nome. E' l'espressione che da due anni a questa parte mi sono trovata spesso a usare per identificarmi quando mi è stato richiesto "da dove provengo" politicamente parlando.
"Da nessuna parte... sono semplicemente democratica"
Ovviamente il nome non l'ho dato io però, ma Debora Serracchiani con David Sassoli, Rita Borsellino e Francesca Barracciu.
Non mi voglio dilungare a parlare della lista, ora non ha più importanza, diciamo che aveva un obiettivo di rinnovamento dei dirigenti più spinto, almeno qua da me si riscontrava maggiormente, soprattutto se si considera che per Bersani c'erano europarlamentare, sindaco e assessori etc etc, e per la prima lista Franceschini ... parlamentari, assessori più qualche dirigente qua e la in entrambe.
Quando sono rientrata a casa alle 23.30, dopo essere stata in giro dalle 7 e aver dormito 5 ore solo grazie al cambio del fuso, ero stanchissima e ho cercato su internet le prime notizie.
Ho letto di Bersani e ho pensato peccato ma buon lavoro... e rimbocchiamoci tutti le maniche.
La cosa più bella però è stato vedere il dato dell'affluenza, stare al seggio tutto il giorno mi aveva dato un metro di paragone, ma sai... Bologna e l'Emilia hanno una risposta sempre alta.
Mi raccontavano i votanti che si vedevano le file al TG... ma io non avevo visto nulla e avevo bisogno di un riscontro.
Ed è bellissimo, emozionante, responsabilizzante vivere un momento del genere.
Le Primarie sono un'esperienza che non possiamo perdere come partito, non abusarne ... certo, ma ha una capacità di carica indescrivibile.
Per un partito che vuole essere parte della società, non si può prescindere dal far partecipare tutti ai momenti di scelta così determinanti.
Spero che prima o poi potrai scuotere anche in te le altre particelle per diventare un organismo complesso ed emozionarti come me per questi momenti di "prove pratiche di democrazia" ;-)
Alla prossima
LaVale
26 ottobre, 2009 22:50
Posta un commento
<< Home