Cicuta
C’è penombra qui. E un odore di vecchio. Non c’è più nessuno, ma l’odore è lo stesso di tanti anni fa, anzi è più forte. È la carta dei libri, la polvere sui mobili, nei tappeti. Vecchio. È tutto vecchio. Anche il silenzio è lo stesso di quando questa casa era abitata da un vecchio. Sarebbe sbagliato dire che qui tutto s’è fermato quando il vecchio è morto. Tutto, qui, era fermo già da tempo. Anzi, il tempo qui dentro segue una sua regolarità diversa. Scorre lentissimo, dilatato, immemore, incosciente. C’è un barattolo di caffè sul tavolo della cucina e un cucchiaino sporco. Nel bagno, un pettine con qualche capello bianco fra i denti giace sulla mensola. Ci sono due macchie ormai marrone scuro nel lavabo. Sul letto della stanza del vecchio, perfettamente fatto, è stesa una vestaglia aperta, che pare quasi offrirsi oscenamente. Sembra il simulacro di un cadavere in vena di malizie. Non riesco a sentire neppure i miei stessi passi. È un silenzio ingannevole, torpido. Questo luogo mi sta seducendo, mi cinge i fianchi e mi dona, lieve, al suo limbo innaturale, alla sua illusione di quiete. La mia mente è accarezzata dalla nenia di questo tempo e si lascia irretire dal desiderio di celebrare, mitemente, la propria autoestinzione. Pigramente, allungo una mano verso il comodino, su cui si trovano una candela ed una scatolina, che contiene un solo fiammifero. Lo uso per accendere la candela. Mi concentro, indolente, sulla fiamma, quasi questa sia l’unica residua curiosità che mi sia rimasto il desiderio di soddisfare. La candela genera un bagliore tanto debole da non aver la forza di riuscire ad allontanarsi dalla sua sorgente. Muovo la candela verso alcuni oggetti, un’agenda del 1967, con la copertina marrone, e un paio di occhiali da vicino, che scompaiono in un buio freddo, indistinto, non appena allontano da essi la piccola luce. Apro il cassetto del comodino. Ci sono dei fogli ingialliti, strappati da un quaderno, su cui qualcosa è stato scritto a matita. Avvicino il piccolo lume. Su tutti i fogli, qualcuno (il vecchio, probabilmente) ha tracciato lunghissime serie di linee brevi, orizzontali e verticali. È una scrittura minuta, indecifrabile. Li lascio cadere sul letto. Soffio sulla candela e sento il peso fisico del buio arrivarmi sulle spalle. Mi sento stanco, molto stanco e ogni passo è sempre più breve, inutile, faticoso. Ora è solo buio.
Mi fermo, definitivamente.
Mi fermo, definitivamente.