Occidente
Sono entrati, credo, a Tiburtina F.S. o a Bologna. Erano in due, giovani, rom, forse rumeni o forse albanesi, chissà. Uno aveva la fisarmonica e l’altro la chitarra. Hanno subito attaccato a suonare “‘O surdato ‘nnammurato”. Quindi, proseguendo nell'omaggio all'italico gusto nazional-popolare, hanno dato vita ad una vivacissima “Rosamunda”. Erano bravi, davvero. Avevano tecnica, ritmo, musicalità innata. Quello con la chitarra usava come plettro una scheda telefonica ritagliata a questo scopo. Il suono un po’ si slabbra quand’è così, perché la plastica delle schede è troppo elastica. Allora, mentre erano nel bel mezzo di “nei tuoi baaaaaaci, c’è tanta felicitààààà”, metto mano al portafoglio per donare al chitarrista un plettro (valore circa 0,30€) che porto sempre con me (estote parati). Vengo ricambiato con un sorriso che aveva nulla di quella pelosa riconoscenza con cui in genere siamo ringraziati quando elargiamo magnanimamente (quasi sempre senza alzare gli occhi dal giornale in lettura) il mezzo euro d’ordinanza. Era contento, probabilmente, che le cose per una volta non avessero seguito il loro consueto corso, secondo il quale l’immigrato fornisce un servizio non richiesto (con cui tutti possiamo liberarci dal fastidioso concetto di elemosina), per il quale gli viene ogni tanto data, solitamente con degnazione, una mancetta. L’idea che qualcuno avesse valutato, riconoscendola, la sua bravura immagino gli abbia restituito un po’ di dignità. E nel suo sorriso c’era gratitudine perché con il mio piccolo gesto gli avevo detto che aveva importanza che lui potesse fare meglio quello che è bravo a fare.
Scendo a Termini, come sempre, e passo dal Ricordi del centro commerciale per comprarmi un nuovo plettro. La risposta della gentile commessa è che i plettri ci sono, però non posso acquistarli. I pochi che hanno, infatti, possono essere venduti solo in abbinamento con una chitarra elettrica EKO (marca una volta marchigiana, ora credo coreana), la quale per 89€ viene fornita completa di borsa morbida, fascia e giustappunto plettro. Esco dal negozio un po’ contrariato e salgo le scale mobili che sbucano nell’atrio della stazione.
Scendo a Termini, come sempre, e passo dal Ricordi del centro commerciale per comprarmi un nuovo plettro. La risposta della gentile commessa è che i plettri ci sono, però non posso acquistarli. I pochi che hanno, infatti, possono essere venduti solo in abbinamento con una chitarra elettrica EKO (marca una volta marchigiana, ora credo coreana), la quale per 89€ viene fornita completa di borsa morbida, fascia e giustappunto plettro. Esco dal negozio un po’ contrariato e salgo le scale mobili che sbucano nell’atrio della stazione.
La grande sala si presenta completamente addobbata, come fossimo in periodo natalizio, solo che sui bandoni, sugli striscioni, sui cartelloni, ovunque, invece di Buon Natale c’è scritto il nome (in realtà esso stesso uno slogan) di un partito oggi al governo. Un’enorme installazione rotante, esattamente al centro dell’atrio, mostra a trecentosessanta gradi un ben noto sorriso. Sotto la fila di denti al sole, è scritto il seguente messaggio elettorale: “Immigrati clandestini a volontà? No grazie”, coerentemente declinato nel luogo ove massima è la concentrazione di coloro che si vuole cacciare via. Il manifesto cerca consenso, facendo premio sulla frustrazione di un’Italia in difficoltà che ha bisogno di sapere che c’è qualcuno più debole con il quale è possibile prendersela, una moglie (nera o asiatica o meticcia) da poter trattare male quando si torna a casa stanchi la sera.
Questo siamo diventati: una democrazia pubblicitaria in cui si cerca il profitto (elettorale, economico, nei rapporti personali) facendo leva sui nostri istinti più bassi. E lo hanno imparato svelti pure i musicisti immigrati, che pur se dotati di grande talento, ci suonano canzoni che non confesseremmo mai di voler ascoltare. Questo è ormai il nostro Occidente.
Questo siamo diventati: una democrazia pubblicitaria in cui si cerca il profitto (elettorale, economico, nei rapporti personali) facendo leva sui nostri istinti più bassi. E lo hanno imparato svelti pure i musicisti immigrati, che pur se dotati di grande talento, ci suonano canzoni che non confesseremmo mai di voler ascoltare. Questo è ormai il nostro Occidente.
Occidente / Occidente / Alla guerra alla gloria alla storia...
Luogo da cui non giunge suono / Luogo perduto ormai...
Luogo da cui non giunge suono / Luogo perduto ormai...