S'ode, in lontananza, un Eco
Accade che, proprio a ridosso della sua uscita in tutte le sale, la Chiesa si scagli con veemenza contro il film tratto da “Il codice da Vinci” di Dan Brown. Il cardinale nigeriano Arinze, membro della Curia, invita addirittura i fedeli ad adire le vie legali (“Armiamoci e partite, mie devote pecorelle”) per chiedere un risarcimento per “l'offesa” al diritto individuale di credo che la pellicola a suo dire arrecherebbe loro. Monsignor Arinze ha poi cristianamente sottolineato come altre religioni avrebbero “ripagato” il presunto insulto al Fondatore ben più “dolorosamente”. La circostanza non rappresenta una novità assoluta: già ai tempi de “L'ultima tentazione di Cristo” simili inviti ai fedeli (soprattutto negli USA) furono lanciati dai pulpiti più alti.
Ora, io non entrerò nel merito della tesi sostenuta da monsignor Arinze. Mi limito a dire che la giudico semplicemente indifendibile da ogni punto di vista, sia esso giuridico, culturale o religioso.
Quel che mi colpisce è la virulenza dell'attacco ad un prodotto di intrattenimento, dichiaratamente frutto di fantasia. Eppure, anche nel recente passato, altri libri, altre storie hanno raccontato e messo a nudo alcuni dei meccanismi mistificatori con cui la Chiesa ha accreditato la propria Verità, destrutturandoli in maniera esemplare e ben più scientificamente rigorosa di quanto non abbia fatto Dan Brown. Penso, ad esempio, ai romanzi di Umberto Eco.
Ora, io non entrerò nel merito della tesi sostenuta da monsignor Arinze. Mi limito a dire che la giudico semplicemente indifendibile da ogni punto di vista, sia esso giuridico, culturale o religioso.
Quel che mi colpisce è la virulenza dell'attacco ad un prodotto di intrattenimento, dichiaratamente frutto di fantasia. Eppure, anche nel recente passato, altri libri, altre storie hanno raccontato e messo a nudo alcuni dei meccanismi mistificatori con cui la Chiesa ha accreditato la propria Verità, destrutturandoli in maniera esemplare e ben più scientificamente rigorosa di quanto non abbia fatto Dan Brown. Penso, ad esempio, ai romanzi di Umberto Eco.
Si ricorderà che ne “Il nome della Rosa”, il Venerabile Jorge, decano ex bibliotecario dell'abbazia (e dunque anche fisicamente custode del sapere), condanna alla morte per avvelenamento chiunque sfogli il secondo libro della Poetica di Aristotele, quello in cui lo Stagirita scrisse pagine di elogio del riso e della sua funzione catartica. L'uomo pio deve invece avere necessariamente timor di Dio. La conoscenza diretta è peccato, perché la Verità non deve essere compresa, ma essa può solo essere rivelata da chi intercede tra l’uomo e Dio. Vengono impietosamente raccontati l’oscurantismo e la paura di una Chiesa che vede nel prestigio di Aristotele il pericolo più grande per la propria auctoritas sia spirituale, sia materiale.
Addirittura, ne “Il pendolo di Foucault” Eco distilla una paradossale quintessenza della forza della mistificazione, quando uno dei personaggi viene ucciso da una setta (il TRES, Templi Resurgentes Equites Synarchici) che gli stessi protagonisti hanno inventato nel corso della loro personale ricerca di una lettura alternativa della Storia e che ha iniziato a vivere nel momento stesso in cui ne è stata postulata l’esistenza. Quando Jacopo Belbo chiede ai suoi rapitori chi fossero, si sente rispondere: “Siamo il TRES. E lei sa di noi molto più di noi stessi”. Il Vero nasce dal Verosimile, basta che la costruzione di un altro reale possibile sia internamente coerente.
In entrambi i casi, comunque, l’auctoritas di Eco mostra passo passo al lettore come ciò che chiamiamo Verità Rivelata sia in realtà quella particolare verità che storicamente viene determinata da fatti le cui logiche sono tutte valide e tutte, al contempo, spiegabili. Se, da un lato, è impossibile una dimostrazione dell’esistenza di Dio, dall’altro Eco s’è cimentato con successo nel racconto dell’impossibilità dell’esistenza di una Verità Divina, cioè Unica e Rivelata.
Ma le reazioni della Chiesa in tutti e due i casi furono infinitamente più composte di quelle a cui assistiamo oggi. Perché la Chiesa ha tanta paura de “Il codice da Vinci”? Credo per la stessa ragione per la quale ha manifestato con tanto calore gradimento per il film di Mel Gibson sulla passione di Cristo. La Chiesa conosce, per averne fatto magnificamente uso quando narrava iconograficamente al popolo analfabeta Vecchio e Nuovo Testamento dentro i luoghi di culto, la forza dell’immagine e la sua straordinaria capacità evocativa. Il timore è che tutti davvero inizino a vedere nel dipinto dell’Ultima Cena un Cristo marito e padre di famiglia, magari aperto alle gioie del sesso, del riso e del cibo. Perché c’è un grande bisogno, anzi c'è una grande domanda di un Dio, finalmente vicino all’Uomo, in cui ci si possa immedesimare immediatamente. Sarebbe un Dio fottutamente pop, un Dio che sbaraglia la concorrenza di quel povero Cristo finito in uno di quei film splatter in cui la Parola non serve a nulla (e infatti i dialoghi sono in antico aramaico). Chissà se i produttori del Codice da Vinci finiranno denunciati per concorrenza sleale.
Nel frattempo, lo andrò a vedere.
Addirittura, ne “Il pendolo di Foucault” Eco distilla una paradossale quintessenza della forza della mistificazione, quando uno dei personaggi viene ucciso da una setta (il TRES, Templi Resurgentes Equites Synarchici) che gli stessi protagonisti hanno inventato nel corso della loro personale ricerca di una lettura alternativa della Storia e che ha iniziato a vivere nel momento stesso in cui ne è stata postulata l’esistenza. Quando Jacopo Belbo chiede ai suoi rapitori chi fossero, si sente rispondere: “Siamo il TRES. E lei sa di noi molto più di noi stessi”. Il Vero nasce dal Verosimile, basta che la costruzione di un altro reale possibile sia internamente coerente.
In entrambi i casi, comunque, l’auctoritas di Eco mostra passo passo al lettore come ciò che chiamiamo Verità Rivelata sia in realtà quella particolare verità che storicamente viene determinata da fatti le cui logiche sono tutte valide e tutte, al contempo, spiegabili. Se, da un lato, è impossibile una dimostrazione dell’esistenza di Dio, dall’altro Eco s’è cimentato con successo nel racconto dell’impossibilità dell’esistenza di una Verità Divina, cioè Unica e Rivelata.
Ma le reazioni della Chiesa in tutti e due i casi furono infinitamente più composte di quelle a cui assistiamo oggi. Perché la Chiesa ha tanta paura de “Il codice da Vinci”? Credo per la stessa ragione per la quale ha manifestato con tanto calore gradimento per il film di Mel Gibson sulla passione di Cristo. La Chiesa conosce, per averne fatto magnificamente uso quando narrava iconograficamente al popolo analfabeta Vecchio e Nuovo Testamento dentro i luoghi di culto, la forza dell’immagine e la sua straordinaria capacità evocativa. Il timore è che tutti davvero inizino a vedere nel dipinto dell’Ultima Cena un Cristo marito e padre di famiglia, magari aperto alle gioie del sesso, del riso e del cibo. Perché c’è un grande bisogno, anzi c'è una grande domanda di un Dio, finalmente vicino all’Uomo, in cui ci si possa immedesimare immediatamente. Sarebbe un Dio fottutamente pop, un Dio che sbaraglia la concorrenza di quel povero Cristo finito in uno di quei film splatter in cui la Parola non serve a nulla (e infatti i dialoghi sono in antico aramaico). Chissà se i produttori del Codice da Vinci finiranno denunciati per concorrenza sleale.
Nel frattempo, lo andrò a vedere.
5 Comments:
Finalmente! Il primo post che leggo che dica qualcosa di sensato sull'argomento (la modestia mi impedisce di dire «il secondo»... :-).
12 maggio, 2006 15:53
sisi...hai ragione :P
Anche io andrò a vederlo.....
Poi mi fai un riassuntino???
Ely (umbriaca)
12 maggio, 2006 16:27
Penitenziagite...
P.
17 maggio, 2006 13:55
Fondamentalmente la chiesa sta andando a rotoli, anche i membri più illustri se ne stanno rendendo conto...
Ormai siamo doventati un popolo troppo vecchio e ricco di esperienze per credere ancora alle parabole...
Tutta questa violenza scatenata nei confronti di Dan Brown e dei produttori de "il codice da Vinci" è dovuta proprio a questa paura di perdere ulteriori fedeli perchè richiamati a riflettere sul comportamento della chiesa da 2 secoli a questa parte...
Non scordiamoci che il papa è in realtà il portavoce di Dio sulla Terra, un pò come fu Gesù...
e allora, scusate se mi pongo questa domanda, perchè il papa naviga nel lusso più sfrenato e in una ricchezza che credo non sia neanche quantificabile? Gesù se non ricordo male è nato povero in una capanna...
Un'altra cosa mi porta a riflettere... La chiesa ci dice che dovremmo aiutare i più deboli... e allora perchè la chiesa non fa un'opera pia dando le sue ricchezze ai popoli del terzo mondo per estinguere il debito?
Tempo fa mi fermai a riflettere su Adamo ed Eva...
Dio gli disse che potevano stare nel paradiso terrestre a patto che non mangiassero i frutti dell'albero della CONOSCENZA, perchè altrimenti avrebbero peccato di superbia e sarebbero stati sbattuti fuori dal paradiso terrestre... giusto?
e questo cosa sta a significare?
LA CHIESA VOLEVA IL POPOLO IGNORANTE PER SPILLARGLI I SOLDI METTENDOGLI PAURA USANDO IL DIAVOLO COME ARMA!!!
Ma vi rendete conto che schifo?
Hanno ragione ad aver paura...
18 maggio, 2006 01:10
Questo film fa più paura proprio perchè immediatamente fruibile da tutti...... costruito come un giallo trash.......Per quanto mi riguarda, ho letto un libro di Marianne Fredriksson su Maria di Magdala, costruito sicuramente sul vangelo apocrifo che la riguarda.Nessun clamore, solo la sommessa parola di una donna( Maria) raccontanta da un'altra donna svedese e, quindi, lontana dall'arroganza statunitense. Anche in quesro libro Gesù ride e si accoppia e vive un sentimento d'amore umanissimo, ma anche qui Paolo di Tarso vieta all'evangelista che scrive di raccontarlo. Tutto è cominciato da lì. Una dottrina ha bisogno di schemi e leggi per essere capita.
20 maggio, 2006 15:37
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