Nulla pietas in interpretibus
Ieri sera, nonostante la calura e le zanzare, sono andato a dormire contento. Ero d'animo lieto tanto per la schiacciante vittoria del NO nel referendum istituzionale, che ha sancito la definitiva secessione dell’Italia da Berlusconi, quanto per l’affermazione della nostra nazionale di calcio (che, pur essendo materia meno alta e nobile, condivide con la Costituzione la natura di tessuto connettivo che tiene uniti le Alpi e le Aci). Siamo un paese di commissari tecnici ed anche io, in genere, mi cimento nel ruolo con vigore. So bene che nel calcio, come in tutto il resto, sono lecite le opinioni più disparate, ma ho trovato davvero ingenerosi (e talvolta tecnicamente errati) molti giudizi su una nazionale italiana che, secondo me, invece, ieri ha dimostrato molto valore. Non vorrei che il gentile epiteto con cui il nostro selezionatore ha apostrofato i giornalisti due giorni or sono abbia causato a lui ed alla sua squadra una contrarietà della critica a prescindere.
A me questa Italia piace. Io credo che questo sia un Campionato del Mondo di ottimo livello. Sono praticamente scomparse le squadre che giocano con una punta sola (tranne, forse, proprio i nostri avversari di ieri). Nessuno parte sconfitto in partenza (come dimostrano i risultati alterni che si sono avuti in molti gironi) e, nonostante le ovvie differenze di caratura tecnica tra le diverse compagini, non ci sono partite che possano essere vinte senza profondervi il massimo impegno. Soprattutto quest’ultimo aspetto, al termine di una stagione massacrante, rende il Mondiale una competizione molto difficile, in cui le differenze sul campo finiscono per essere sempre più sfumate di quelle sulla carta. È il caso della partita di ieri sera. Ritengo un risultato molto importante (e tutt’altro che scontato) la vittoria contro l’Australia, non solo per come esso è maturato. I canguri non avranno pedigree calcistico, ma sono una squadra molto ben preparata, fisicamente e ancor di più tatticamente, composta da calciatori che giocano titolari in squadre europee importanti. L’affrettata espulsione di Materazzi ha reso poi ancora più agevole per i nostri avversari coprire il campo di più e meglio di quanto non sapessero fare i nostri. L’Italia, però, dimostrando molta personalità, non ha avuto paura nel sapersi inferiore sul piano del dinamismo e dell’applicazione e mai ha trasmesso l’impressione di non possedere il controllo della gara. Poi, un rigore generoso (e benedetto) ci ha regalato il felice epilogo, ma trovo davvero scorretto non sottolineare che, senza i 94 minuti precedenti, esso non avrebbe mai potuto verificarsi. Vedo giocatori che si aiutano molto in campo e questa è una confortante novità per la nostra nazionale (e un grande risultato del lavoro del commissario tecnico). Non ricordo nulla di simile né sotto la gestione di Cesare Maldini, né sotto quella di Giovanni Trapattoni.
In un’atmosfera da crucifige, la considerazione meno astiosa che ieri sentivo fare in televisione è quella secondo la quale il nostro commissario tecnico starebbe rinnegando quanto ha costruito nei passati due anni, per ritornare al caro vecchio italico catenaccio, che tante soddisfazioni ha dato al nostro calcio. Io non nutro alcuna particolare simpatia verso Marcello Lippi. Per ragioni che vanno al di là delle valutazioni tecniche (il suo passato juventino negli anni dell’abuso di farmaci ed il coinvolgimento del figlio nell’inchiesta che riguarda la GEA), non lo ritengo l’uomo adatto a guidare la nazionale di un calcio italiano che si spera finalmente rinnovato. Mi aspetto anzi che alla fine di questi Mondiali, quale che sia il risultato degli azzurri, egli si dimetta, ancor prima d’esser sollevato dall’incarico.
Tutto ciò detto, gli va riconosciuto di aver schierato, prima che infortuni, convalescenze e squalifiche lo costringessero a sostituzioni obbligate, una nazionale tanto offensiva come mai l'Italia è stata in una grande competizione internazionale: abbiamo due ali come terzini (come, a parte noi, ha solo il Brasile), tre centrocampisti (fino al gesto sconsiderato di De Rossi) tutti dai piedi buoni e votati più alla costruzione e agli inserimenti che al contenimento, due prime punte e un fantasista. Parlare di difesa e contropiede mi sembra poco aderente alla realtà.
Ieri, mentre stavo tornando a casa per seguire la partita, ero in macchina ed ascoltavo la radio. Alla notizia dell’esclusione di Totti, ho sentito dare testualmente del “deficiente” al nostro selezionatore. Ho spento la radio, non ritenendo vi potesse essere alcunché di interessante che potesse dirmi chi ha un tal modo di argomentare. Ma anche nel merito della questione, ritengo invece che la scelta di far giocare Del Piero sia stata proprio una difesa di Totti agli occhi del gruppo che, è bene ricordarlo, nei suoi uomini più rappresentativi (Cannavaro su tutti), dopo l’infelice gara con gli statunitensi, ha sottoposto all’allenatore la seguente, non peregrina, considerazione: non ci possiamo permettere il centrocampo a tre, se Totti, a causa delle sue non perfette condizioni fisiche, non può garantire un aiuto alla linea mediana nella fase difensiva. Semmai, il vero autodafè (pur se giustificato dalla circostanza che erano i cechi a dover fare la partita, avendo la vittoria come unico risultato a disposizione) è stato quello che Lippi ha fatto con la formazione schierata nella terza partita del girone, in cui Totti ha sì giocato l’intera gara, ma nel modulo italiano non v’era traccia alcuna del ruolo nel quale egli è unico, insostituibile e, con buona pace di chi continua a non stimarlo, decisivo.
Ieri, invece, Lippi ha chiaramente e con forza ribadito (alla squadra prima ancora che a chi questo Mondiale lo sta solo guardando) che: i) si gioca con tre uomini davanti, anche se questo comporta fare più fatica in mezzo al campo, ii) il punto di riferimento è Totti, pur se tuttora convalescente (e Del Piero è soltanto la sua sbiadita riserva), iii) l’Italia gioca palla a terra per vie centrali, perché ciò su cui si punta sono la tecnica di Pirlo e Totti, la forza in area di Toni e Gilardino e gli inserimenti di Perrotta. È la sua nazionale ed ha tutto il diritto di insistere sulla strada che crede migliore. Tutto ciò che noi meri spettatori degli eventi possiamo chiedergli è di essere deciso e coerente con le proprie convinzioni, perché, come ha tristemente dimostrato Trapattoni, un allenatore indeciso ha comunque perso già prima di cominciare a giocare.
Ero molto fiducioso prima che iniziasse il Mondiale e, dopo la partita di ieri, lo sono ancora di più.
In ogni caso, oggi ho giocato 10 euro sul Ghana.
A me questa Italia piace. Io credo che questo sia un Campionato del Mondo di ottimo livello. Sono praticamente scomparse le squadre che giocano con una punta sola (tranne, forse, proprio i nostri avversari di ieri). Nessuno parte sconfitto in partenza (come dimostrano i risultati alterni che si sono avuti in molti gironi) e, nonostante le ovvie differenze di caratura tecnica tra le diverse compagini, non ci sono partite che possano essere vinte senza profondervi il massimo impegno. Soprattutto quest’ultimo aspetto, al termine di una stagione massacrante, rende il Mondiale una competizione molto difficile, in cui le differenze sul campo finiscono per essere sempre più sfumate di quelle sulla carta. È il caso della partita di ieri sera. Ritengo un risultato molto importante (e tutt’altro che scontato) la vittoria contro l’Australia, non solo per come esso è maturato. I canguri non avranno pedigree calcistico, ma sono una squadra molto ben preparata, fisicamente e ancor di più tatticamente, composta da calciatori che giocano titolari in squadre europee importanti. L’affrettata espulsione di Materazzi ha reso poi ancora più agevole per i nostri avversari coprire il campo di più e meglio di quanto non sapessero fare i nostri. L’Italia, però, dimostrando molta personalità, non ha avuto paura nel sapersi inferiore sul piano del dinamismo e dell’applicazione e mai ha trasmesso l’impressione di non possedere il controllo della gara. Poi, un rigore generoso (e benedetto) ci ha regalato il felice epilogo, ma trovo davvero scorretto non sottolineare che, senza i 94 minuti precedenti, esso non avrebbe mai potuto verificarsi. Vedo giocatori che si aiutano molto in campo e questa è una confortante novità per la nostra nazionale (e un grande risultato del lavoro del commissario tecnico). Non ricordo nulla di simile né sotto la gestione di Cesare Maldini, né sotto quella di Giovanni Trapattoni.
In un’atmosfera da crucifige, la considerazione meno astiosa che ieri sentivo fare in televisione è quella secondo la quale il nostro commissario tecnico starebbe rinnegando quanto ha costruito nei passati due anni, per ritornare al caro vecchio italico catenaccio, che tante soddisfazioni ha dato al nostro calcio. Io non nutro alcuna particolare simpatia verso Marcello Lippi. Per ragioni che vanno al di là delle valutazioni tecniche (il suo passato juventino negli anni dell’abuso di farmaci ed il coinvolgimento del figlio nell’inchiesta che riguarda la GEA), non lo ritengo l’uomo adatto a guidare la nazionale di un calcio italiano che si spera finalmente rinnovato. Mi aspetto anzi che alla fine di questi Mondiali, quale che sia il risultato degli azzurri, egli si dimetta, ancor prima d’esser sollevato dall’incarico.
Tutto ciò detto, gli va riconosciuto di aver schierato, prima che infortuni, convalescenze e squalifiche lo costringessero a sostituzioni obbligate, una nazionale tanto offensiva come mai l'Italia è stata in una grande competizione internazionale: abbiamo due ali come terzini (come, a parte noi, ha solo il Brasile), tre centrocampisti (fino al gesto sconsiderato di De Rossi) tutti dai piedi buoni e votati più alla costruzione e agli inserimenti che al contenimento, due prime punte e un fantasista. Parlare di difesa e contropiede mi sembra poco aderente alla realtà.
Ieri, mentre stavo tornando a casa per seguire la partita, ero in macchina ed ascoltavo la radio. Alla notizia dell’esclusione di Totti, ho sentito dare testualmente del “deficiente” al nostro selezionatore. Ho spento la radio, non ritenendo vi potesse essere alcunché di interessante che potesse dirmi chi ha un tal modo di argomentare. Ma anche nel merito della questione, ritengo invece che la scelta di far giocare Del Piero sia stata proprio una difesa di Totti agli occhi del gruppo che, è bene ricordarlo, nei suoi uomini più rappresentativi (Cannavaro su tutti), dopo l’infelice gara con gli statunitensi, ha sottoposto all’allenatore la seguente, non peregrina, considerazione: non ci possiamo permettere il centrocampo a tre, se Totti, a causa delle sue non perfette condizioni fisiche, non può garantire un aiuto alla linea mediana nella fase difensiva. Semmai, il vero autodafè (pur se giustificato dalla circostanza che erano i cechi a dover fare la partita, avendo la vittoria come unico risultato a disposizione) è stato quello che Lippi ha fatto con la formazione schierata nella terza partita del girone, in cui Totti ha sì giocato l’intera gara, ma nel modulo italiano non v’era traccia alcuna del ruolo nel quale egli è unico, insostituibile e, con buona pace di chi continua a non stimarlo, decisivo.
Ieri, invece, Lippi ha chiaramente e con forza ribadito (alla squadra prima ancora che a chi questo Mondiale lo sta solo guardando) che: i) si gioca con tre uomini davanti, anche se questo comporta fare più fatica in mezzo al campo, ii) il punto di riferimento è Totti, pur se tuttora convalescente (e Del Piero è soltanto la sua sbiadita riserva), iii) l’Italia gioca palla a terra per vie centrali, perché ciò su cui si punta sono la tecnica di Pirlo e Totti, la forza in area di Toni e Gilardino e gli inserimenti di Perrotta. È la sua nazionale ed ha tutto il diritto di insistere sulla strada che crede migliore. Tutto ciò che noi meri spettatori degli eventi possiamo chiedergli è di essere deciso e coerente con le proprie convinzioni, perché, come ha tristemente dimostrato Trapattoni, un allenatore indeciso ha comunque perso già prima di cominciare a giocare.
Ero molto fiducioso prima che iniziasse il Mondiale e, dopo la partita di ieri, lo sono ancora di più.
In ogni caso, oggi ho giocato 10 euro sul Ghana.