"Dunque. Al mondo ci sono i cretini, gli imbecilli, gli stupidi e i matti." "Avanza qualcosa?" "Sì, noi due, per esempio. O almeno, non per offendere, io."

mercoledì, novembre 01, 2006

Métropole blues

Cammino verso l’ufficio tutte le mattine lungo lo stesso percorso. Osservo, nel freddo più o meno pungente a seconda delle giornate, sempre la stessa scena, ogni giorno diversa: uomini e donne che si affrettano verso il loro prossimo impegno (chissà quanto convinti del senso del proprio correre). Sono colorati, se non altro. A volte, alcuni dettagli mi colpiscono: un ombrello che spunta da una sporta anche quando la giornata non promette pioggia o le scarpe da mercatino di un donnone abbastanza curato, ma irrimediabilmente sgraziato. Gli autobus si svuotano di ragazzini poco lavati, che, annoiati in quelle che le loro informatissime madri chiamano “tute che vestono”, fanno filone e si perdono dentro un sms. Sento l’odore dei caffè e delle brioches mescolarsi con quello degli escrementi dei colombi che invadono da ottobre in poi il piazzale della stazione. Lungo la mia strada, c’è un grande albergo, vecchissimo, che da mesi è in ristrutturazione. Quando lo costeggio, sento i detriti cadere dall’alto, con un frastuono che suona come un oscuro presagio.
Anche oggi, un omino minuto cammina avanti a me di qualche passo. È vestito sempre alla stessa maniera, demodé. L’abito che indossa deve esser stato, all’epoca della sua fattura (senz’altro sartoriale), di grande pregio, ma oggi suggerisce solo profumi di canfora. La giacca, marrone a quadrettini, rimanda a trent’anni fa, alle camicie di Sandro Ciotti, ai baffi di Causio. Ogni giorno, poco prima che io giunga all’incrocio, l’omino sbuca dalla traversa di destra e, sempre un po’ incerto nel passo, procede avanti a me per qualche minuto. Talvolta, s’aiuta con un bastone. Tutti i giorni, facendo il gesto di togliersi il cappello in segno di saluto, sorride alla mendicante che sta accucciata lì in terra, senza però lasciarle mai una moneta.

Poi, anche oggi come sempre, ha svoltato a sinistra alla traversa successiva. E non so dire più di lui.

6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Spesso quando cammino tendo a non badare alle persone che incontro... un po' per evitare approcci non graditi, un po' perchè sono sempre di fretta!
Però è buffo come invece ci si possa rendere conto che non si passa inosservati, come a volte vorresti fare.
Passo da una zona cantiere per andare in ufficio e tento di non essere invadente sperando quindi di non essere quasi vista...
Invece una mattina mi sono trovata a passare fra gli operai che scaricavano delle travi, ho chiesto scusa per il disturbo e loro: "si figuri... è un piacere vederla passare tutte le mattine..."
Poi come tutti i giorni sono arrivata al semaforo e ho attraversato la strada... e ho capito che il mio tentativo era fallito!

Speriamo non notino le mie scarpe da mercatino ;-)
CIAO!

02 novembre, 2006 18:24

 
Anonymous Anonimo said...

Quotidianità...
Rassicurante o terrificante...
Però risveglia la fantasia: chi è quell'omino? Dove va? Perché ci va?
Che cosa ha fatto nella sua vita?
Si possono inventare un sacco di finali per la passeggiata di quell'omino.
A.

02 novembre, 2006 20:46

 
Anonymous Anonimo said...

L'omino svolta a sinistra e dopo pochi metri entra nell'androne del suo palazzo. Lo stesso palazzo in cui vive da 50 anni, da quando ebbe il posto alle Ferrovie e si sposò.
A quei tempi un diploma in ragioneria non era poco, e poteva garantire al suo futuro tutto ciò che desiderava: la tranquillità.
Per sposarsi e mettere su famiglia.
Prima di rientrare compra il giornale e una rosetta dal fornaio. Poi torna a casa e chiama i figli, anche se spesso gli tocca ascoltare la segreteria telefonica. Poi mette su la pasta, allarga la tovaglia a metà del tavolo, e tira fuori il sugo dal frigo.

03 novembre, 2006 13:07

 
Anonymous Anonimo said...

L'omino dopo aver salutato la mendicante segue per un po' la sua strada. La svolta conduce verso l'angolo di una piccola piazza, non troppo affollata, dove passano le casalinghe di ritorno dalla spesa fatta ai mercatini dell'ortofrutta.
E li' che l'omino si siede appoggiandosi con la schiena ad un paracarro e, guardando l'intera piazzetta, declama a memoria i versi di Orazio. Mendicando anch'egli, ma alla sua maniera.

06 novembre, 2006 21:17

 
Anonymous Anonimo said...

In realtà quell'omino sono io, so fare questo e altro... :-P

08 novembre, 2006 18:40

 
Anonymous Anonimo said...

mi piace quel suo gesto antico, togliersi il cappello davanti alla mendicante......come si faceva una volta. Molto bello.

16 dicembre, 2006 20:01

 

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